Il prezzo dei prodotti, delle materie prime e degli stipendi dei produttori vengono decisi dalle borse e dal sistema finanziario, dai grandi brand o dalle imprese della distribuzione. Nella maggior parte dei casi, la retribuzione dei produttori non arrivare a garantire neanche i bisogni di sussistenza.
Considerano la tutela ambientale come un costo e non come un’opportunità e un dovere morale. La maggior parte delle imprese sfruttano senza ritegno le risorse naturale, quali il suolo, l’acqua e inquinano l’aria che respiriamo, contribuendo al riscaldamento del Pianeta.
Alcune multinazionali in molti Paesi del Sud del mondo si servono di manodopera infantile per lavorare nelle piantagioni, nelle miniere o nelle fabbriche tessili.
In molte aziende, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo, non è consentita l’attività sindacale e le organizzazioni dei lavoratori sono vietate.
Non si impegnano per il raggiungimento delle pari opportunità negli ambienti di lavoro e non contrastano le discriminazioni.
Riconoscono un giusto prezzo che garantisce a tutti gli attori coinvolti nella catena di commercializzazione un giusto guadagno; il prezzo equo è il prezzo concordato con il produttore stesso sulla base del costo del lavoro locale e delle materie prime.
Rispettano l’ambiente e promuovono uno sviluppo sostenibile in tutte le fasi di produzione e commercializzazione, privilegiando e promuovendo produzioni biologiche, l'uso di materiali riciclabili, e processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale.
Non ricorrono al lavoro infantile e non sfruttano il lavoro minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite sui diritti dell'Infanzia.
Adottano strutture organizzative democratiche e trasparenti in tutti gli aspetti dell’attività ed in cui sia garantita una partecipazione collettiva al processo decisionale.
Promuovono le pari opportunità, la non discriminazione e garantiscono alle donne le posizioni dirigenziali.
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