Una scelta di volontariato… politica

Mi chiamo Lorenzo ho 50 anni e sono un volontario della cooperativa sociale Pangea – Niente Troppo di Roma. Ho iniziato a fare il volontario in Bottega poco dopo l’apertura, ossia verso la fine del 2001.

Nel periodo 1999-2001 era molto forte in Italia e nel mondo l’attenzione la protesta contro la globalizzazione (delle merci, della finanza ma non dei diritti e del benessere), protesta culminata al G8 di Genova nel luglio proprio del 2001.

Sostenere attivamente il Commercio Equo e Solidale era solo un modo in più per contrastare quel tipo di globalizzazione, così come lo è stato aprire un conto corrente presso Banca Etica. Fin dall’inizio per me la Bottega dove svolgevo il mio volontariato non era e non è solamente un negozio: prendevamo spunto dai temi legati al Commercio Equo e Solidale per organizzare incontri di sensibilizzazione, presentazione di libri, mostre fotografiche. La Bottega è sempre stata attiva nel tessere relazioni con altre realtà sociali del territorio, con cooperative che si occupano di disabili e minori a rischio per poter permettere ai loro utenti di svolgere tirocini lavorativi e formativi proprio nella nostra Bottega, con altre associazioni per organizzare dibattiti su temi di attualità politica e storica.

Faccio il volontario da quando ho 15 anni nonostante lo studio, il lavoro e la famiglia che assorbono via via sempre più tempo. Ma la parola “nonostante” non è corretta, perché è grazie all’attività di volontariato che ho potuto fare meglio tutto il resto. Fare il volontario fa bene un po’ a tutto, alla salute fisica e mentale, aumenta l’autostima e ti permette di confrontarti con persone che grossomodo hanno la tua stessa visione della vita e del mondo ma magari metodi e atteggiamenti differenti.

Fare volontariato poi è contagioso, bisogna parlarne sempre e il più possibile, va fatto proselitismo non solo perché i volontari servano al Commercio Equo e Solidale ma perché il Commercio Equo e Solidale serve a chi pensa di fare volontariato, ma non si decide.

“Non ho tempo, non sono capace, mi vergogno, non serve a niente”: queste sono le scuse che ci si dà di solito. A volte è vero ma se da 19 anni faccio il volontario io, tutti i lunedì pomeriggio nonostante l’età, un lavoro dall’altra parte della città, moglie e 4 figli allora lo può fare veramente chiunque. Se fare il primo passo è compito del volontario è fondamentale che l’organizzazione sia capace di accogliere. Io sono stato molto fortunato a trovare un gruppo di persone totalmente aperto e coinvolgente, per niente fissato con le regole e le procedure che invece ultimamente sembrano sopraffare il mondo della cooperazione sociale.

Lasciamo che il volontario entri, si mischi e porti qualcosa di suo; le persone che arrivano in cooperativa non bisogna lasciarsele sfuggire.

Finora sono riuscito a non parlare dei beneficiari del Commercio Equo e Solidale, i produttori svantaggiati del Sud del mondo, perché veramente il beneficiario principale del volontariato è il volontario stesso.